Essere una chiesa missionaria

C’è una mentalità fortemente diffusa: che nella gestione della Chiesa la responsabilità appartenga a vescovi e sacerdoti.  Non è così: Gesù ai suoi discepoli ha dato un compito: “Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo a ogni creatura”. La parola Vangelo significa “lieta notizia”. Quale? Che Dio ci ama, che ha a cuore la nostra vita e che l’amore è il centro della fede. Questo mandato (missione) Dio lo rivolge a ciascuno di noi. Se è vero, come dice Papa Francesco, che la missione “è il cuore della fede cristiana”, allora il compito di essere testimoni dell’amore di Dio in mezzo agli uomini, appartiene ad ogni battezzato.

Sembra oggi che la parola “missione” non scuota più di tanto i cristiani. Non possiamo ridurre la Chiesa ad una specie di agenzia di servizi, dove si amministrano i sacramenti e si celebrano riti e funzioni, avendo come partecipanti solo quelli che la frequentano. Ciò significa passare da una pastorale di “conservazione” della fede, ad una pastorale “missionaria”. Una Chiesa che esce dalle sacrestie e si apre al mondo, alle periferie, ai lontani.

Papa Francesco, nel messaggio per la giornata missionaria mondiale, ha usato parole estremamente forti: “Se la Chiesa non fosse missionaria, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire”. A questo punto è giusto che ci poniamo qualche domanda: perché tra i cristiani sta venendo meno l’urgenza di essere nel loro ambiente annunciatori e testimoni del Vangelo e dell’amore di Dio? Perché inoltre anche i missionari sono sempre di meno? Perché il numero di chi frequenta le chiese è in lenta e progressiva diminuzione?

Una cosa è certa: che la nostra fede ed il nostro amore per il Signore esistono nella misura in cui ci sentiamo non soltanto degli utenti, ma uomini e donne corresponsabili in prima persona del mandato di Gesù, di portare il suo amore nelle nostre famiglie, nell’ambiente di lavoro, in campo sociale e politico.

In un mondo che sta attraversano una grossa crisi di valori, diventiamo allora testimoni di speranza. E questo può avvenire se ci sforziamo di uscire dalle nostre chiusure, dall’ autosufficienza, dall’egoismo, per riscoprire la bellezza della fraternità, della solidarietà, dell’accoglienza, della misericordia, della relazione concreta con le persone che incontriamo sul nostro cammino, specialmente le più fragili in tutti i sensi. Riflettiamoci, per uscire dal sonno e dall’indifferenza, per riscoprire strade nuove ed essere testimoni, nonostante i nostri limiti, di Cristo, che ha dato la sua vita per noi. Testimoni con piccoli gesti quotidiani di accoglienza, di ascolto, di tenerezza, di attenzione: testimoni della sua Parola e del suo amore: ecco cosa significa essere missionari.

don Giampiero Simion

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