Vangelo da vivere del 25.07.2016

Si avvicinò al Signore Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno» Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Matteo 20,21)

Tra le varie attrattive dalle quali il Vangelo ci mette in guardia è ben presente la smania di occupare i primi posti, di essere “tra quelli che contano” o che guadagnano. Si pensa infatti che una vita sia ben realizzata quando conquisti un posto di prestigio o diventi una celebrità. Anche tra i cristiani questa mentalità rimane molto presente. Gesù non la pensa così. Al centro per lui sta l’amore e una vita si realizza pienamente solo nel dono di sé generoso e totale. Se dice che «il primo tra voi, sarà vostro schiavo» è  perché sulla croce Lui per amore occuperà proprio quel posto.

Esperienza

Mentre ero indaffarata in cucina per preparare la festa di compleanno di mio marito, una mia ex domestica è venuta improvvisamente a trovarmi: aveva bisogno di aiuto per il suo bambino molto malato. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata di darle un po’ di soldi e lasciarla andare. Ma una voce dentro mi suggeriva di fare in altro modo: così ho fatto sedere la donna e l’ho rassicurata che avrei fatto tutto il possibile per suo figlio. Per prima cosa ho cercato al telefono mio cognato medico, ma non l’ho trovato; poi altre telefonate… ma non c’era posto per ricoverare il bambino. Ho telefonato allora in una clinica privata per chiedere informazioni. Mentre parlavo con l’impiegata, la sorpresa: quella che sentivo al di là del filo era proprio la voce di mio cognato! Gli ho spiegato la situazione e lui ha ottenuto che il piccolo fosse ricoverato in ospedale. In tutto erano passati appena 15 minuti. Sono tornata in cucina e ho preparato la festa con cuore più leggero.    (C.A. – Filippine)

 

 

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