Vangelo da vivere del 29.05.2016

Il Signore Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente dipoca fede? Non preoccupatevi» dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
(Matteo 6,31)
Spesso infatti siamo carichi di affanni, preoccupazioni, ansie che generano malcontento e mormorazione.  Inoltre puntando tutto su noi stessi sperimentiamo spesso la delusione, la
fatica e lo smarrimento. L’invito di Gesù a non preoccuparci non è però da confondere con l’indifferenza; è invece un invito alla fiducia. Cerchiamo prima il Regno di Dio, la sua giustizia e i doni della pace e della serenità, dono del suo Spirito, non tarderanno ad arrivare.

 

Esperienze

Sono un francescano. Dopo aver dato l’ultima zappa che avevo a un povero, ho detto a Gesù: «Adesso pensaci tu!». Via radio ho appreso che era in arrivo una partita di zappe. Chiedo a una Ong di beneficiarne: ne ricevo 200 assieme a machete e sacchi di sementi che distribuisco. Tanti del posto mi chiedono aiuto: protestanti membri di una setta di kimbangisti e perfino uno stregone che poi mi invita a casa e, davanti a 5 litri di vino di palma, mi ringrazia per quanto ho fatto per la sua gente. E tutto  per un semplice atto d’amore.                                                                                                         G.B. – Angola

Al momento di recarci in chiesa, mi sono accorta che le mie scarpe della festa erano troppo grandi. D’altra parte non ce n’erano del mio numero, il 28. Mettere quelle di tutti i giorni? No, proprio no! E mi sono arrabbiata. Poi per non far tardi a messa e voler bene alla mamma, le ho messe ugualmente. Il giorno dopo papà è arrivato a casa con un regalo  per me di una conoscente: era un paio di scarpe nere, laccate, con un fiore ricamato sopra: non ne avevo mai viste di così belle. Proprio il numero 28! Non le dovevo più comprare,   ci ha pensato   Gesù.                                                      (Joelle, 6 anni – Svizzera)

 

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