Quando la morte pianta il suo pungiglione – Amoris Laetitia

Continua la sintesi a puntate dell’esortazione apostolica post-sinodale “AMORIS LAETITIA”  sull’amore nella famiglia di PAPA FRANCESCO.

 

A volte la vita familiare si vede interpellata dalla morte di una persona cara. Non si può tralasciare di offrire la luce della fede per accompagnare le famiglie che soffrono il lutto per la perdita di un coniuge, di un genitore, di un figlio o di un amico.

Abbandonare una famiglia quando la morte la ferisce sarebbe una mancanza di misericordia che potrebbe chiudere le porte a qualsiasi altra azione evangelizzatrice. In generale il lutto per i defunti può durare a lungo e, quando un pastore vuole accompagnare questo percorso, deve adattarsi alle necessità di ognuna delle sue fasi.  Con un cammino sincero e sapiente di preghiera e di liberazione interiore, ritorna la pace.

Non è la migliore espressione d’amore ricordare e nominare in ogni momento il defunto, perchè significa rimanere attaccati ad un passato che non esiste più, invece di amare la persona reale che si trova nell’al di là. L’amore possiede un’intuizione che permette di ascoltare senza suoni e di vedere nell’invisibile.

Questo non è immaginare la persona cara com’era, ma poterla accettare trasformata com’è ora. Gesù risorto, quando la sua amica Marta volle abbracciarlo con forza, le chiese di non toccarlo (Giovanni, 20,17), per condurla ad un incontro differente.

Ci consola sapere che non esiste la distruzione completa di coloro che muoiono e la fede ci assicura che il Risorto non ci abbandona mai. Così possiamo impedire alla morte di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio.

Un modo di comunicare con i nostri cari che sono morti è pregare per loro. Pregare per loro non solo li aiuta, ma favorisce anche la loro intercessione per noi. Se accettiamo la morte possiamo prepararci ad essa.

La via è crescere nell’amore verso coloro che camminano con noi, fino al giorno in cui “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno” (Ap 21,4). In questo modo ci prepareremo anche a ritrovare i nostri cari che sono morti.

Non sprechiamo energie fermandoci anni e anni nel passato. Quanto meglio viviamo su questa terra, tanto maggiore felicità potremo condividere con i nostri cari in cielo.

 

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