“Il futuro sei tu” – Le parole di Francesco (parte prima)

Il 26 aprile scorso Papa Francesco si è collegato con il canale canadese “TED” che aveva organizzato una videoconferenza internazionale avente come titolo “The future are you”.

Riportiamo alcuni stralci del suo videomessaggio.

Mi è piaciuto molto il titolo, perché, mentre guarda al domani, invita già da oggi al dialogo: guardando al futuro, invita a rivolgersi a un “tu”. Il titolo è fatto di te, è fatto cioè di incontri, perché la vita scorre attraverso le relazioni. Parecchi anni di vita mi hanno fatto maturare sempre più la convinzione che l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro.

Mi piacerebbe innanzitutto che questo incontro ci aiutasse a ricordare che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, un io autonomo e indipendente dagli altri, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno. Spesso non ci pensiamo, ma in realtà tutto è collegato e abbiamo bisogno di risanare i nostri collegamenti: anche quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore da spegnere, perchè non divampi in un incendio e non lasci cenere.

E qui arrivo al mio secondo messaggio. Come sarebbe bello se alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale! Come sarebbe bello se, mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, riscoprissimo i bisogni del fratello e della sorella che mi orbitano attorno! Come sarebbe bello che la fraternità, questa parola così bella e a volte scomoda, non si riducesse solo ad assistenza sociale, ma diventasse atteggiamento di fondo nelle scelte a livello politico, economico, scientifico, nei rapporti tra le persone, tra i popoli e i Paesi.

Solo l’educazione alla fraternità, a una solidarietà concreta, può superare la “cultura dello scarto”, che non riguarda solo il cibo e i beni, ma prima di tutto le persone che vengono emarginate da sistemi tecno-economici dove al centro, senza accorgerci, spesso non c’è più l’uomo, ma i prodotti dell’uomo. Insieme aiutiamoci a ricordare che gli altri non sono statistiche o numeri: l’altro ha un volto, il “tu” è sempre un volto concreto, un fratello di cui prendersi cura.

 

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