Come Gesù

Come Gesù

Non è una pretesa quella di indicare ai ragazzi a noi affidati la strada dell’imitazione di Gesù. Per questo nell’anno oratoriano 2015-2016 useremo lo slogan «Come Gesù».

Si può davvero vivere, amare, desiderare, perdonare, servire «come Gesù» perché è lui stesso a darci questa possibilità.

«Come Gesù» è una proposta data all’oratorio che si richiama alle parole che il nostro Arcivescovo Angelo Scola ci consegna per il nuovo anno pastorale. L’oratorio può assumere ancora più consapevolmente la forma del Vangelo; è un impegno, dato inizialmente alle comunità educanti, perché si mettano alla scuola dell’unico Maestro e sappiano come plasmare l’ambiente oratoriano e dell’intera comunità, perché sia capace di trasmettere l’entusiasmo della sequela e soprattutto sappia procurare gli strumenti per generare la cultura che nasce dalla fede.

«Come farebbe Gesù?»

La proposta «Come Gesù» ci spinge a chiederci «come farebbe Gesù?». Come accoglierebbe i ragazzi, come si prenderebbe cura delle loro famiglie? Quali parole userebbe oggi per chiamare ciascuno a spendersi per la missione del Vangelo? Come curerebbe ancora le ferite, quelle che anche i più giovani possono già avere? Quale sarebbe il suo annuncio da dare al mondo di oggi e come dovremmo fare per essere suoi annunciatori? Siamo chiamati a fare di queste e altre domande una «costante» della nostra esperienza oratoriana.

La caratteristica della gioia, la santità dell’oratorio

Quando si parla di gioia contagiosa non si può che pensare all’oratorio. Lo stesso Papa Francesco lo ha confermato: «non dimenticatevi che una delle caratteristiche del vero oratoriano è la gioia. Un oratoriano con la faccia triste, con la faccia “all’aceto”, non va… Gioia, molta gioia. E con questa gioia cercare Gesù, amare Gesù, lasciarsi cercare da Gesù e incontrarlo tutti i giorni» (21 giugno 2015).

Gioia e oratorio fanno parte dello stesso binomio. San Domenico Savio – ragazzo santo dell’oratorio che ha imparato a desiderare la santità proprio in oratorio – già lo diceva circa centosessanta anni fa: «Qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri».

I santi sono coloro che nella vita hanno cercato di assomigliare al Maestro, di essere in fondo «come Gesù». L’oratorio può impegnarsi ad essere sempre più una «scuola di santità», proprio se riesce a proporsi come luogo in cui ciascuno possa condividere con gli altri la «gioia del Vangelo», quella che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (Evangelii Gaudium).

La misura dell’umiltà e del servizio

Si impara a conoscere Gesù ponendosi da discepoli. L’umiltà di chi si mette dietro a Gesù per seguirlo ce la propone Cristo stesso quando dice: «…imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11, 29). L’oratorio può sempre più diventare «scuola di servizio» se tutti, a partire dai responsabili, da ogni membro della comunità educante e, quindi, dai più grandi ai più piccoli, assumono la pazienza, la tenerezza e l’umiltà del Signore Gesù come modelli per plasmare il proprio carattere, dimensioni per costruire le proprie relazioni e misura di ogni giudizio sulla realtà. Chi si è umiliato facendosi servo, chi si è caricato della croce per la salvezza di tutti ci dà il criterio per costruire la vita dei nostri oratori, assicurandoci la forza e il «ristoro» necessari per procurare felicità attorno a noi.

Lo sguardo della misericordia

Saremo chiamati ad accompagnare il cammino dei ragazzi e delle loro famiglie a vivere la bellezza della misericordia del Padre e a scoprire come il suo sguardo sia capace di abbracciare tutti e di dare una prospettiva nuova a situazioni e relazioni. Educheremo al perdono attraverso la pratica del perdono reciproco e l’esercizio della misericordia che è «amore applicato» e che è accompagnata da gesti di amorevolezza da esercitare continuamente; lo faremo soprattutto durante i mesi del Giubileo Straordinario della Misericordia. Impareremo a fare «come Gesù», donando il perdono a chi ce lo chiede, senza riserve, e rivolgendo uno sguardo di misericordia che si traduce in opere buone verso tutti (cfr. opere di misericordia).

 

Fonte: Chiesa di Milano

 

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